In questo articolo vedremo le modalità di trattamento e lo smaltimento di Pile e Accumulatori (RPA), ovvero l’iter che viene ad oggi utilizzato per il riciclo e il recupero delle materie prime.

Modalità di trattamento degli accumulatori al piombo esausti
Gli accumulatori al piombo, utilizzati in ambito industriale e per autoveicoli, al termine del proprio ciclo di vita saranno destinati a subire operazioni di trattamento in modo che si possa recuperare e riciclare quasi integralmente i materiali di cui gli stessi sono costituiti. Il Consorzio Sistema Nazionale Batterie – Consorzio Sinab, grazie alla presenza di partners qualificati dotati di impianti all’avanguardia nel trattamento degli accumulatori al piombo, è in grado di recuperare gran parte delle componenti riciclabili di un accumulatore esausto. Un accumulatore al piombo-acido nuovo è mediamente costituito da piombo, da acido (soluzione acquosa di acido solforico) e da materiale plastico; il peso medio di un accumulatore nuovo per veicoli è di 14 chilogrammi.
Al termine del proprio ciclo di vita, un accumulatore esausto si potrà considerare costituito da:
- Involucro esterno in plastica leggera (polipropilene);
- Parti in plastica pesante (polietilene, PVC);
- Elettrolita (soluzione acquosa di acido solforico);
- Reti e poli di piombo (griglie, piombo metallico);
- Pastello (ossido, biossido e solfato di piombo).
Accumulatore esausto: cosa fare?
Un ruolo significativo nell’ambito dell’accumulatore esausto è assunto dal cosiddetto pastello costituito propriamente da sali e ossidi di piombo; tali sostanze derivano dal processo di ossido-riduzione del piombo che si innesca una volta che la batteria nuova viene utilizzata nonché dalla riduzione della concentrazione e della quantità di soluzione acida presente nell’accumulatore.
L’accumulatore, una volta che avrà esaurito le proprie capacità di impiego, sarà trasportato dal produttore presso le piazzole ecologiche comunali o presso i rivenditori dotati di cassonetti di raccolta oppure sarà ritirato da ditte autorizzate presso i produttori non domestici; una volta accorpate le diverse partite di rifiuto, queste saranno indirizzate verso ditte specializzate che, dal trattamento del prodotto esausto, sono in grado di trarre diversi materiali che potranno essere reintrodotti nei cicli produttivi primari quali:
- Fonderia per piombo;
- Impianti di macinazione per la plastica;
- Aziende del settore chimico per l’acido solforico.
L’impianto di trattamento, finalizzato al recupero delle diverse componenti degli accumulatori al piombo, è solitamente costituito dalle seguenti fasi industriali:
- Stoccaggio e movimentazione accumulatori esausti;
- Macinazione degli accumulatori esausti in mulino;
- Lavaggio e separazione del materiale proveniente da triturazione;
- Raccolta e smaltimento dei materiali.
Prodotti di scarto degli accumulatori al piombo
Tutto il processo di trattamento degli accumulatori al piombo comporterà una serie di emissioni in atmosfera che saranno opportunamente monitorate e presidiate da impianti di abbattimento degli inquinanti. Il medesimo processo produttivo genererà una serie di prodotti di scarto che non potranno essere riciclati in particolare:
- L’elettrolita, oltre ad essere ceduto a società chimiche, potrà essere neutralizzato e reimpiegato come acqua tecnologica per il lavaggio degli accumulatori;
- Alcune componenti sintetiche più pesanti, quali gomme dure, dovranno essere smaltite in discarica come rifiuti pericolosi;
- Dal processo pirometallurgico dei prodotti a base di piombo si generano scorie metallurgiche (ossidi e solfuri di ferro) che andranno smaltite, previa macinazione, in discarica come rifiuti pericolosi;
- Dal trattamento dei fumi e delle emissioni industriali si genereranno residui solidi da smaltirsi in discarica come rifiuti pericolosi.
Modalità di trattamento a fine vita delle pile

Se per le apparecchiature elettriche ed elettroniche e per gli accumulatori al piombo esistono tutta una serie di consolidati processi di trattamento che portano, come risultato finale, alla separazione delle diverse componenti destinate al riciclo o allo smaltimento finale, lo stesso non si può dire nel variegato mondo delle pile composto da una pluralità di prodotti qui riassumibili, in modo non esaustivo, in pile zinco-carbone, pile zinco-cloruro, pile alcaline, pile al litio, pile zinco-aria e pile zinco-argento.
In ogni caso, anche questi sistemi di trattamento, solitamente denominati idrometallurgici, constano di:
- Classificazione iniziale;
- Macinazione del materiale selezionato;
- Separazione in funzione della granulometria;
- Separazione (magnetica o elettrostatica);
- Trattamenti chimici all’interno di reattori che porteranno alla dissoluzione o sedimentazione dei metalli.
Tali processi di trattamento comporteranno il recupero di diversi materiali quali zinco, manganese, leghe metalliche, carta e plastica; generalmente buone rese di riciclo si hanno da pile zinco-carbone e da pile alcaline. L’immissione poi sul mercato di pile contenenti sostanze tossiche, quali il cadmio, rende indispensabile che i sistemi di trattamento prevedano un recupero di tale metallo prima che entri a contatto con gli operatori o l’ambiente esterno; per questa ragione è possibile che, oltre alle fasi di trattamento precedentemente elencate, ne vengano inserite alcune appositamente destinate all’estrazione di tali materiali tossici.